L'ambasciatore del formaggio italiano nel mondo
Formaggio semigrasso, di breve, media o lunga stagionatura, a pasta semidura o dura.
Già nel XV secolo nel Bellunese l’allevatore portava le vacche nelle malghe. Allora non c’erano ancora turisti ed escursionisti, il consumo sul posto era limitato e quindi le forme andavano a valle per la stagionatura. Oggi la gran parte dei prodotti di malga viene commercializzata subito dopo la produzione.
Provincia di Belluno, territorio prealpino e dolomitico.
Forma cilindrica a facce piane del diametro di 25-40 cm, con scalzo leggermente convesso, alto 6-10 cm. Il peso è di 4-7 kg.
Fin dal XV secolo gli alpeggi hanno rappresentato una fonte economica per gli allevatori delle vallate prealpine e alpine. Nel Bellunese, dal fondo valle le vacche monticano verso le malghe, dove le lattifere si alimentano nei pascoli e l'allevatore stesso diventa casaro.
Pasta dura, Pasta semidura
Il latte crudo di due munte, delle quali quella serale scremata per affioramento, vine inoculato con lattoinnesto e, alla temperatura di 32-37°, addizionato con caglio di vitello liquido o in polvere. La cagliata, presamica, subisce una rottura in due fasi, la prima con la spada a croce, la seconda con lo spino, a volte di legno, alle dimensioni di un chicco di mais o di riso. La massa viene poi riscaldata a 42-46° e, in seguito, estratta con teli e posta nelle fascere per la pressatura, a volte solo con pesi e sassi. La salatura è in salamoia.
Almeno 30-35 giorni.
La crosta è dura, segnata dai teli dell'estrazione, di colore paglierino o giallastro, tendente al rossiccio e al marrone con la stagionatura. La pasta è abbastanza elastica, compatta, di colore paglierino chiaro che scurisce con la stagionatura. L'occhiatura è rada, di dimensione media o grande, irregolarmente distribuita.
Formaggio semigrasso, di breve, media o lunga stagionatura, a pasta semidura o dura.
Media.
Si consuma con la polenta.
In molte malghe si usa ancora la caldera in rame, riscaldata con fuoco a legna.