L'ambasciatore del formaggio italiano nel mondo
Formaggio semigrasso, di breve o media stagionatura, a pasta semidura.
Così chiamato in ricordo della transumanza, “monteson” in dialetto trentino. Gli allevatori quando dovevano sfalciare il fieno nei prati alti della montagna, si portavano dietro le vacche e le capre e col loro latte si facevano questo formaggio semigrasso a pasta semicotta.
Provincia di Trento, Val di Non.
Forma cilindrica a facce piane del diametro di 25 cm, con scalzo diritto, alto 12 cm. Il peso è di 5-7 kg.
Quando gli agricoltori si spostavano dal fondovalle ai prati alti della montagna per fare il fieno, dando vita a una vera e propria transumanza chiamata, allora, “monteson”, venivano monticate le vacche e le capre dal cui latte scaturiva questo formaggio, magari sul luogo stesso dello sfalcio o del pascolo. Spesso veniva impiegato lo stomaco del capretto per cagliare il latte.
Pasta semidura
Il latte crudo di due munte, delle quali quella serale è scremata per affioramento, viene inoculato con lattoinnesto e addizionato con caglio di capretto. La cagliata, presamica, subisce una rottura alle dimensioni di un chicco di mais. Quindi la pasta viene riscaldata a 42°, estratta e posta in fuscelle, dove rimane conservata a 35° con l’aiuto di acqua. La salatura è in salamoia.
Almeno 60 giorni.
La crosta è dura, ruvida, di colore marrone chiaro. La pasta è dura, compatta, di colore avorio, l'occhiatura è di dimensione fine-media, regolarmente distribuita.
Formaggio semigrasso, di breve o media stagionatura, a pasta semidura.
Media.
Formaggio da tavola.