L'ambasciatore del formaggio italiano nel mondo
Formaggio semigrasso o grasso, di breve o media stagionatura, a pasta semidura.
Formaggio piemontese d’importanza storica prodotto in alcuni comuni della provincia di Cuneo con latte di vacca e un’eventuale aggiunta di latte di pecora e capra. Molto particolare per la sua tecnologia, può provenire dall'alpeggio, a quote superiori ai 1000 metri, con una menzione aggiuntiva “di Alpeggio”. La stagionatura avviene in luoghi naturali e asciutti, o in grotte. La pasta, friabile, ha odori e aromi intensi.
Piemonte, nei comuni di Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana, in provincia di Cuneo.
Cilindrica, facce piane del diametro di 15-25 cm, lo scalzo è alto dai 12 ai 20 cm, mentre il peso varia da 2 a 7 kg.
Già nel 1277 era stata fissata una tassa annuale per i pascoli da versare in formaggio al Marchese di Saluzzo. Nel 1722, invece, si parla di fornitura di forme di Castelmagno al feudatario locale, per volontà di un decreto del re Vittorio Amedeo II. Non si hanno prove certe, ma si pensa che la produzione del Castelmagno abbia avuto inizio attorno all’anno 1000.
Pasta semidura
Il latte crudo di massimo quattro munte consecutive, con l’eventuale aggiunta del 5-20% di latte di pecora e capra, senza alcun inoculo di fermenti lattici viene coagulato con caglio di vitello. La cagliata, presamica, subisce una rottura alle dimensioni di un chicco di mais, agitata in caldaia e successivamente estratta e posta su un telo, che prende il nome di “risola”, dove resta 18 ore. La “risola” viene appesa o adagiata su un piano inclinato per lo spurgo. La pasta finisce poi in contenitori appositi, immersa nel siero della lavorazione precedente, per un periodo che varia da 2 a 4 giorni. Infine, viene rotta a cubetti, finemente tritata, salata e posta di nuovo in contenitori, dove viene pressata.
Avviene in luoghi naturali e asciutti, meglio se in grotte, per un periodo non inferiore a 60 giorni.
La crosta, quando il formaggio è giovane, si presenta liscia e di colore giallo rossastro (arancione). Se è stagionato, la crosta è rugosa e il colore paglierino carico, ammuffito, tendente al marrone. La pasta è granulosa, di colore bianco o paglierino, a seconda della stagionatura. Può essere erborinata in modo naturale, presentando venature verdi.
Formaggio semigrasso o grasso, di breve o media stagionatura, a pasta semidura.
Medio-elevata, elevata.
Impiegato soprattutto nella cucina piemontese, per arricchire piatti come Gnocchi di patate col Castelmagno fuso. Può essere gustato in purezza o accompagnato a mieli. I vini consigliati sono rossi e corposi, come Barbaresco, Barolo e Nebbiolo d’Alba.
Può essere prodotto al pascolo, diventando Presidio Slow Food, e nelle malghe da piccole aziende nel periodo fra giugno e settembre. In questo caso la “sventolina”, la tipica etichetta a forma di elica, riporterà la scritta "di alpeggio".
Mettere la panna sul fuoco e far ridurre lentamente fino a che non diventi 1/3 di litro, unirvi il Castelmagno...
In una casseruola sciogliere il burro, aggiungere la farina e versare gradatamente il latte. Mescolare...
Sono un venditore che non riesce più avere questo prodotto
Perché il suo canale daquisto crai Tirreno Roma. Non lo tratta più sonointessato diretto
Buongiorno qualcuno mi sa dire se il castelmagno in fonduta è adatto con tartufo vi ringrazio